Il dono. Persistenza e trasformazioni

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Published in Sociologia n.1/2018 - Rivista quadrimestrale di Scienze Storiche e Sociali dell'Istituto Luigi Sturzo, diretta da Andrea Bixio | Dono, dunque siamo: è il titolo del libro nel quale gli autori indicano le buone ragioni per la persistenza del dono inteso quale stile di vita, oltre che insieme di beni materiali da scambiare. Solo nel dono le esistenze degli individui sanno aprire spazi di gratuità, di condivisione, di ospitalità, sovvertendo le logiche utilitaristiche di tutti i mercati. Il dono ha una sua generatività, coinvolgendo più individui in “comunità del dono”, secondo il detto latino gratia pro gratia pro gratia. Oggi, è nella fase storica di grande sviluppo del capitalismo che il dono rivela la sua persistenza e trasformazione. L’economia solidale, nelle sue varie forme e denominazioni (economia collaterale, sharing community, economia collaborativa, economia Uber, Banca del Tempo e altre), si inscrive in queste trasformazioni del dono quale supplemento di “anima” al mercato. L’etnologo francese Marcel Mauss, viaggiando tra Oceania ed Europa, ha raccolto le infinite forme delle società del dono, fino a quelle attuali della modernità avanzata. Qual è la “regola del dono”, nei tanti contesti che l’hanno conosciuta e applicata? Per prima cosa, è da dire che tale regola riguarda più le funzioni a cui assolve il dono, che non il suo oggetto materiale. La classica ricerca di Mauss ne indica tre: il dono è socialità obbligatoria; il dono è pratica interessata; il dono crea, rafforza e conserva i legami sociali e comunitari. La conclusione è la definizione del dono come scambio totale, che unisce gli aspetti sociali e quelli economici, ed è perciò parte di una economia “primitiva” strettamente legata alla socialità e alla vita.

Published in Sociologia n.1/2018 - Rivista quadrimestrale di Scienze Storiche e Sociali dell'Istituto Luigi Sturzo, diretta da Andrea Bixio | Dono, dunque siamo: è il titolo del libro nel quale gli autori indicano le buone ragioni per la persistenza del dono inteso quale stile di vita, oltre che insieme di beni materiali da scambiare. Solo nel dono le esistenze degli individui sanno aprire spazi di gratuità, di condivisione, di ospitalità, sovvertendo le logiche utilitaristiche di tutti i mercati. Il dono ha una sua generatività, coinvolgendo più individui in “comunità del dono”, secondo il detto latino gratia pro gratia pro gratia. Oggi, è nella fase storica di grande sviluppo del capitalismo che il dono rivela la sua persistenza e trasformazione. L’economia solidale, nelle sue varie forme e denominazioni (economia collaterale, sharing community, economia collaborativa, economia Uber, Banca del Tempo e altre), si inscrive in queste trasformazioni del dono quale supplemento di “anima” al mercato. L’etnologo francese Marcel Mauss, viaggiando tra Oceania ed Europa, ha raccolto le infinite forme delle società del dono, fino a quelle attuali della modernità avanzata. Qual è la “regola del dono”, nei tanti contesti che l’hanno conosciuta e applicata? Per prima cosa, è da dire che tale regola riguarda più le funzioni a cui assolve il dono, che non il suo oggetto materiale. La classica ricerca di Mauss ne indica tre: il dono è socialità obbligatoria; il dono è pratica interessata; il dono crea, rafforza e conserva i legami sociali e comunitari. La conclusione è la definizione del dono come scambio totale, che unisce gli aspetti sociali e quelli economici, ed è perciò parte di una economia “primitiva” strettamente legata alla socialità e alla vita.

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